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Racconti di viaggio

Un viaggio studio all’estero grazie al programma ITACA

12/12/16

Decidere di far partire il proprio figlio per un anno di studi all’estero non è una scelta semplice. La decisione ci viene facilitata dalla consapevolezza di prenderla per il suo bene futuro.

Far partire il proprio figlio con il programma ITACA. Ecco il racconto dei genitori di Gabriele, che ha scelto di vivere l’esperienza dell’anno scolastico all’estero negli USA: “fra dubbi e timori iniziali ora ci siamo resi conto che questa opportunità non ha arricchito solo nostro figlio, ma anche noi genitori”

Nostro figlio Gabriele è partito da qualche mese con il programma ITACA per frequentare il suo quarto anno scolastico negli Stati Uniti d’America dopo aver vinto un bando Inps.  L’Inps, infatti, mette a disposizione ogni anno delle borse di studio per soggiorni scolastici all’estero riservate ai figli dei dipendenti pubblici.

La nostra avventura è iniziata l’anno scorso quando nostro figlio ha deciso di partecipare al bando erogato dall’Inps. Gabriele stava frequentando il terzo anno al Liceo Volterra di Ciampino quando, senza indugi e senza perplessità, determinato come mai l’avevamo visto prima ci ha detto che desiderava frequentare il prossimo anno scolastico negli USA. Nonostante i nostri ripetuti inviti a ripensarci, il suo è stato un sì imperativo, così abbiamo iniziato l’iter di iscrizione al bando Inps. Dopo qualche mese è uscita la graduatoria dell’Inps: Gabriele risultava fra gli aventi diritto al viaggio studio. La sua gioia era incontenibile e per noi genitori sono iniziati dubbi e timori che ci hanno accompagnato fino alla sua partenza. Anzi, fino all’arrivo presso la famiglia che lo stava aspettando negli Stati Uniti d’America.

Quando i figli insegnano ai genitori: la partenza per il viaggio studio

Non è stato facile prendere questa decisione, dubbi e ansie affollavano le nostre giornate nei mesi precedenti la sua partenza: “Cosa lo aspetterà al di là dell’oceano? Riusciremo a convivere per un anno con  la sua mancanza? E quando rientrerà a scuola in Italia per il quinto anno sarà preparato ad affrontare al meglio la maturità?”.

La scelta di mandare un figlio a studiare all’estero non è mai facile. Siamo una famiglia abituata a viaggiare ma un periodo di lontananza così lungo non l’avevamo mai trascorso prima. Sapevamo che la possibilità di intraprendere un viaggio all’estero era un’occasione importante per la crescita di Gabriele ma, lo confessiamo, fino all’ultimo istante abbiamo sperato che non partisse. A un certo punto abbiamo persino rotto gli indugi chiedendogli espressamente di rimanere in Italia!

Spesso però i figli sono più saggi dei genitori. Quando i giovani hanno questo desiderio di conoscenza è impossibile fermarli: vedono l’esperienza scolastica all’estero come un’occasione per scoprire di se stessi, gli altri e per cercare il loro posto nel mondo. Ed è così che il viaggio studio acquista un significato molto più profondo.

Mentre stiamo scrivendo questa lettera Gabriele si trova negli Stati Uniti già da qualche settimana. Ogni tanto ci scrive qualche breve messaggio dal quale traspare la sua serenità grazie alla famiglia che lo ha accolto con amore e che lo segue in tutte le sue attività, proprio come un figlio. Sentirlo felice ed entusiasta ripaga ogni momento di tristezza in cui sentiamo la sua mancanza, ma siamo sempre più certi che la sua determinazione ad abituarsi al cambiamento gli permetterà di arrivare fino in fondo e di tornare a casa cambiato: da adolescente un po’ timido e forse timoroso a quasi uomo, sicuramente più preparato ad affrontare le sfide che la vita gli riserverà.

La scelta di Gabiele di partire per un anno scolastico all’estero con il programma ITACA non ha arricchito solo lui ma anche noi genitori e gliene siamo profondamente grati!  Abbiamo un altro figlio che quasi sicuramente intraprenderà questo percorso spronato dall’esperienza più che positiva del fratello.

Pensiamo che un periodo di studi all’estero sia da consigliare a tutti i giovani che hanno voglia di mettersi alla prova, di diventare più autonomi e di scoprire un mondo diverso dal proprio. Parola di “genitori di un exchange student”!

La famiglia di Gabriele Vella Bianchi

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