La mobilità studentesca: una priorità per la scuola di oggi
L’esperienza vissuta da dirigente scolastico e direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia ha insegnato a Giuseppe Colosio quanto è importante il ruolo della scuola per la Mobilità studentesca Internazionale.
L’esperienza vissuta da dirigente scolastico e direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia ha insegnato a Giuseppe Colosio quanto è importante il ruolo della scuola per la Mobilità studentesca Internazionale
In una recente intervista Giuseppe Colosio ha ribadito l’importanza della scuola per le esperienze di mobilità studentesca. Una buona pratica per la crescita personale degli studenti e del corpo docente che lui ha adottato a partire dagli anni ‘80 in qualità di dirigente scolastico e direttore generale dell’Ufficio Scolastico Regionale della Lombardia, quando la mobilità studentesca era considerata ancora una dimensione elitaria. La scuola deve promuovere e spingere i propri studenti a trascorrere un periodo di studio all’estero. Per Colosio si tratta di “un affare vitale e centrale” che non può essere lasciato all’iniziativa del singolo studente e della sua famiglia.
I giovani d’oggi sono spinti a partire dalla necessità di scoprire se stessi. Una necessità di cui la scuola si deve fare carico perché il suo ruolo nei confronti degli studenti di oggi non è più solo quello della trasmissione del sapere, ma di accompagnarli e guidarli a uscire, esplorare e crescere; come dice la poesia di Gianni Rodari ‘Una scuola grande come il mondo’. Infatti, secondo Colosio “bisognerebbe abbandonare i libri di testo, che diventano sempre più gonfi di contenuti, e cominciare a considerare ‘testo’ tutta la gamma delle esperienze. Questo vuol dire uscire dai vecchi schemi della programmazione dell’attività didattica, dalla standardizzazione dei percorsi. Dovremmo cominciare a considerare che c’è scuola e che l’insegnante ha un ruolo in ogni momento in cui uno studente è sottoposto a un processo di apprendimento, anche quando lo fa a distanza o da solo. Il docente dovrebbe riuscire a valorizzare questi processi”.
La scuola e i docenti hanno il compito di supportare la mobilità degli studenti dal punto di vista organizzativo, pedagogico e didattico
Quando un ragazzo sceglie di trascorrere un periodo di studio all’estero, la scuola deve far fronte a tutta una serie di difficoltà pratiche nella gestione ordinaria dell’esperienza. Sia dal punto di vista organizzativo, pedagogico che didattico. Pertanto alla mobilità studentesca dovrebbe corrispondere una mobilità dell’attività didattica in grado di dare sostanza e preparazione ai progetti internazionali degli studenti.
Per riuscire a fare questo anche i docenti dovrebbero essere formati ad azioni didattiche più flessibili e in linea con le esigenze dei giovani e le loro istanze di mobilità. Il job-shadowing, per es., offre la possibilità a presidi e insegnanti di trascorrere un periodo presso istituti scolastici all’estero per apprendere competenze, tecniche e metodi da applicare nella propria attività didattica favorendo lo scambio di esperienze e buone pratiche. Il preside Colosio ha riscontrato tra gli insegnanti del suo istituto che hanno fatto questo tipo di esperienza, “il mettersi in moto di un processo di cambiamento che, in pochi anni, ha cambiato il clima della scuola e le aspettative degli studenti e dei genitori nei suoi confronti”.
La mobilità studentesca pertanto è uno degli strumenti chiave per formare gli adulti di domani e il compito della scuola e dei suoi docenti dovrebbe essere quello di accompagnare, valorizzare e promuovere con orgoglio ogni esperienza di studio condotta all’estero dai propri alunni.
Leggi l’intervista completa a Giuseppe Colosio: link.